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Gaetano Salvemini nacque a Molfetta il 8 settembre 1873, figlio di Ilarione Salvemini ed Emmanuela Turtur, piccoli proprietari terrieri, lui è il secondogenito di 9 fratelli e sorelle. Suo zio Mauro Giuseppe, un prete borbonico, gli insegnò i primi rudimenti del latino. Dopo otto anni al ginnasio-liceo del seminario molfettese, ottenne il diploma nel 1890. A diciassette anni iniziarono i primi seri dubbi sulla religione, per poi cessare di essere cattolico all’età di 18 anni infatti nel suo testamento possiamo leggere ''intendo morire fuori dalla Chiesa cattolica, senza equivoci di sorta. Mi dorrebbe se, negli ultimi momenti della mia vita, un oscuramento del mio pensiero permettesse a qualcuno di farmi passare come ritornato a una fede religiosa qualsiasi''. Don Tonino Bello, collegandosi alla riflessione prima citata, dice nel testo scritto il 16 ottobre 1988 in occasione della manifestazione giornate salveminiane' promossa dal comune di Molfetta, ''Salvemini è stato e rimane un anticlericale tutto d'un pezzo senza cedimenti. Mai, però, volgare, o sguaiato. Ansi, così fine e, soprattutto, così nutrito di sofferte ragioni etiche, chee oggi persino il vescovo della città che gli ha dato i natali, un paio di anticlericali del genere, se li vorrebbe sempre a ridosso''. Sempre nel 1890 vinse una borsa di studio di sessanta lire al mese per frequentare l'Università di Firenze. Di modesta famiglia, fu allievo di Pasquale Villari. Nel marzo 1911, su incarico del Partito Repubblicano Italiano, l'avv. Manlio D'Eramo svolse un'inchiesta a Molfetta sul dissidio tra la sezione repubblicana, presieduta da Mauro De Nichilo, e il Circolo "Pensiero ed Azione.'' Il Circolo, contrario a De Nichilo, presentò Gaetano Salvemini come candidato nelle elezioni di Albano due mesi dopo e il riscontro è positivo, quindi Gaetano Salvemini venne eletto.
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